Attraverso una raccolta di brevi saggi, scritti in momenti diversi, l’autrice intende ripercorrere il lavoro dell’artista pistoiese Andrea Dami e, nello stesso tempo, la sua particolare ottica di lettura, tesa a ritrovare, in quel lavoro, una linea coerente e continua di momenti autogenerantisi: dalle prime opere in cartapesta dipinta alle ultime in ferro, ottone o acciaio; da una ricerca legata alla volontà di rievocare determinati eventi storici per sottrarli alla tirannia del tempo ad una meditazione meno contingente e più ampiamente esistenziale; dalle sperimentazioni plastiche dei primi anni ai tentativi di intersecare linguaggi e piani sensoriali diversi in un percorso sempre teso allo scarto e ad una dimensione di frontiera, sospesa tra più territori. Ne emergono riflessioni sui temi del passato, della memoria, della comunicazione, a vasto raggio; mentre sempre più il lavoro di Dami si caratterizza come un’arte labirintica, il cui labirinto tuttavia prevede un’uscita piena di speranza. È la fiducia nella forza del dialogo che – espresso metaforicamente attraverso l’intersecarsi di vari materiali o la ricerca di inusitate convergenze tra arte e scienza o tra arte e musica – vuole porsi come stimolo per una seria riflessione e meditazione sul ruolo e sul destino dell’uomo alle soglie del terzo millennio.