La città delle donne di Messina di Elio Vittorini

Numero74
Autori
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Sharmistha Lahiri
TitoloLa città delle donne di Messina di Elio Vittorini
ISBN978-88-6065-044-5
Volume rilegato collezionabile
€ 25,00
GenereNarrativa
LinguaItaliana
N. Pagine27
N. Illustrazioni0
EdizioneNovembre 2011

Il saggio esamina il romanzo di Vittorini che può essere considerato a pieno titolo a work in progress, ovvero un’opera aperta. La vicenda editoriale de Le donne di Messina rivela infatti che questo lavoro narrativo, nel suo tragitto dalla versione del 1947 (pubblicata a puntate sulla «Rassegna d’Italia») al volume del 1949 e alla edizione del 1964, ha attraversato varie fasi evolutive che attestano la posizione dominante acquisita per gradi dalla città nel complesso tematico del romanzo. Tale posizione era tale da costituire il motivo di una nuova stesura compiuta dopo un intervallo di quattordici anni rispetto alla prima. Nella realtà degli anni ’50 e ’60, in cui industrializzazione e urbanizzazione procedevano di pari passo a trasformare il paesaggio e la società in Italia, Vittorini decise così di adattarsi e di cambiare il suo vecchio modo di fare letteratura. Teso sempre ad esprimere la realtà sociale nei suoi libri, sentiva infatti il dovere di abbandonare i vecchi miti che erano i temi principali delle sue opere degli anni ’30: quelli della pura natura, dello spazio appartato dalla storia (Sardegna come infanzia), oppure dell’epoca atavica contadina in lontananze di favola (Conversazione in Sicilia). L’opera aperta Le donne di Messina ci mostra dunque come la sorte dell’eroe ex-fascista Ventura rispecchi a pieno la trasformazione dei valori sociali di quegli anni. Nella prima versione del romanzo, Ventura uccide infatti la sua ragazza Siracusa e si arrende alla polizia per scontare il delitto. Nell’edizione del ’64, non ci si preoccupa più della punizione dell’ex-fascista che diventa così un anti-eroe, un personaggio che neanche i giustizieri ‘cacciatori’ si interessano più a catturare. La comunità in questo caso si integra amaramente nella realtà dell’ottusa metropoli di cui le attività immobiliari e fondiarie sono un vero e pur desolante tratto tipico, e in cui il rapporto costitutivo fra uomo e luogo viene sottoposto senza pace a inesorabili leggi di profitto.

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