Numero | 50 |
Autori (fare click sul nome per profilo) | Marino Alberto Balducci |
Titolo | Il nucleo dinamico dell’imbestiamento. Studio su Federigo Tozzi |
ISBN | 88-85252-19-2 |
Volume rilegato collezionabile | L. 26.000 |
Genere | Saggio critico |
Lingua | Italiano |
N. Pagine | 205 |
N. Illustrazioni | 0 |
Edizione | Novembre 2007 |
Questo studio mira a porsi a confronto con il mistero delle pulsioni violente individuate dal narratore senese negli atteggiamenti dei suoi personaggi o nei settori più oscuri del loro psichismo visionario. In una simile direzione, attraverso un sondaggio interpretativo di natura tematica, l’autore dell’analisi si rivolge all’idea dell’imbestiamento, definendo i diversi significati della presenza animale nell’opera tozziana. Seguendo questo percorso, il dramma espresso dalla narrativa di Tozzi si scopre connesso al continuo desiderio dell’ipotetica riconquista di un paradiso perduto, di un contatto sempre più vero con il mondo e con le cose, attraverso un superamento della tendenza alla fuga nella visione o nel sogno, di fronte all’impatto col male. Consumata la perdita di sé, l’uomo tozziano indagato in questo libro mostra di aprirsi al mistero di una nascita ulteriore, partecipando nel profondo dell’anima ad un processo che sembra echeggiare lo scopo dei riti iniziatici. Ed è quando potrà sorgere nel singolo la spinta verso la trasformazione dell’Io che diventerà imprescindibile l’incontro con la bestia, l’ingresso in quella zona selvaggia in cui si liberano senza limiti gli istinti più distruttivi. A questo punto, finalmente, sulla base di un simile ritorno alle origini della propria evoluzione, potrà avere luogo la fase della nuova nascita dell’individuo, il miracolo dell’apertura degli occhi. L’imbestiamento dell’uomo, come l’abbandono di quest’ultimo alla violenza dei persecutori imbestiati, non sarà così un punto morto e senza storia, chiarendosi piuttosto come un nucleo dinamico denso di potenzialità risolutive, anche se estreme, per colui che, per un attimo, può risollevarsi dalle spire sempre più strette delle tenebre.